Oggi, solstizio d’inverno, pubblichiamo una immagine in qualche modo “a tema”. La fotografia ritrae Flavio e un suo commilitone che conducono due muli carichi di materiale. Il paesaggio alle loro spalle è imbiancato e i due bersaglieri sono circondati da cumuli di neve.
I muli furono tra gli animali più utilizzati durante la Grande Guerra spesso condividendo con i soldati un tragico destino. Avere dei numeri precisi è difficile: per l’Italia si parla di 5000.000 esemplari. Le caratteristiche fisiche di questo incrocio tra un asino maschio e una cavalla lo resero utilissimo specialmente in montagna. Ciascun animale poteva portare fino a 150 chilogrammi di peso che fosse l’affusto di un cannone o la riserva d’acqua per i soldati in trincea. Flavio nei diari cita spesso i muli e il loro utilizzo per portare le vettovaglie dalle retrovie alle prime linee. E anche, ad esempio il 18 settembre 1915, come le colonne di muli condotte dai vivandieri erano spesso bersaglio del tiro del nemico. Il 30 luglio 1915 poi descrive un fatto particolare. Un mulo sotto la pioggia scivola e precipita dalla montagna e muore. Flavio scrive “alcuni bersaglieri che mangiano tale carne ne hanno approfittato per farne una mangiatona”. La fame in montagna si faceva sentire già nei primi giorni di guerra come scriveva Flavio il primo giugno 1915 .
Su muli e Grande Guerra: