I diari di guerra di nostro nonno Flavio sono stati custoditi con cura per cento anni prima da Flavio stesso, poi dal figlio Fausto (nostro padre), e ora da noi. Ma dire che sono stati chiusi in un cassetto e dimenticati per tutti questi anni non sarebbe giusto. Se con la memoria torniamo alla nostra infanzia, infatti, abbiamo un netto ricordo dei diari. Erano un “qualcosa” di casa, di famiglia, una presenza di cui percepivamo l’importanza. Tutti sapevamo che nonno aveva partecipato alla prima guerra mondiale, tutti sapevamo che nonno era stato bersagliere, tutti sapevamo che aveva scritto dei diari di guerra. Anche se lui non ne parlava. Almeno non con noi bambini (nel 1975, quando Flavio morì, avevamo rispettivamente 11 e 9 anni). Dopo quella data, ogni tanto qualcuno li tirava fuori da quel cassetto, magari solo per guardarli un po’ o per mostrarli a qualche amico particolarmente interessato.
E ogni tanto eravamo proprio noi a sbirciare dentro quella scatola dove erano riposti insieme ad un altro piccolo contenitore di metallo che conteneva quello che ai nostri occhi appariva un piccolo tesoro: le medaglie (ma questa è un’altra storia che prima o poi racconteremo). Chi, da buon maschietto appassionato di soldatini e modellini di aerei, carri armati e quant’altro, aveva sottratto all’album di famiglia la fotografia più affascinante tra quelle scattate al fronte (Flavio in azione con un piccolo cannone – immagine ormai familiare per chi frequenta il blog). Chi, da brava studentessa qual è sempre stata, iniziava a più riprese la trascrizione dei diari arenandosi però sempre davanti alla mole del lavoro.
E poi c’erano dei momenti particolari. Quando i diari venivano portati a scuola per essere letti dai maestri o dai professori a tutta la classe. È facile immaginare come ci sentivamo fieri di avere un nonno che aveva fatto una cosa così importante da essere poi portata ad esempio davanti ai nostri amici. Questo è successo varie volte, sia alla elementari, sia alle medie, non al liceo (e chi ci arrivava a studiare il novecento).
La tradizione non si è fermata. Nel 2013, infatti, il pronipote Flavio con alcuni suoi compagni della III C dell’Istituto Comprensivo Orsa Maggiore di Roma realizzò un cortometraggio traendo ispirazione dai diari di guerra del bisnonno che portava il suo stesso nome. L’iniziativa entrò a far parte di un progetto del Museo del Risorgimento di Roma al quale aveva partecipato la classe di Flavio, grazie all’impegno della Professoressa Valentina Aulenta. Il filmato fu poi presentato al Seminario formativo e raccolta di fotografie, lettere, ricordi della Grande Guerra – Europeana 1914-1918 e proiettato in presenza di alcuni dei massimi studiosi internazionali del primo novecento, ricevendo cosi un riconoscimento speciale.
Ecco il video:
Nella sua semplicità, il cortometraggio è da apprezzare anche perché pensato e realizzato dai ragazzi senza alcuna collaborazione da parte di adulti.
Con questi antecedenti, è facile capire quanto siamo orgogliosi della pagina dedicata a “Il blog di un bersagliere” nel sito Cento anni Grande Guerra pensato dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca proprio per le scuole. Immaginare che i diari di Flavio, dopo cento anni, siano oggi utilizzati da ragazze e ragazzi, anche solo per una ricerca sulla grande guerra, è il miglior risultato che potevamo aspettarci da questo blog.
Fabrizio e Francesca