Come traspare dai diari, nostro nonno era un fervente credente. Insieme alle fotografie d’epoca abbiamo trovato anche molte Immagini Sacre e Santini speditegli da Roma, ci vien facile immaginare da quella Mamma (con la M maiuscola) continuamente citata nei diari.
In questi giorni in cui si celebra la Pasqua ci piace pubblicarne un paio che sicuramente risalgono agli anni passati da Flavio al fronte.
La prima Immagine Sacra, forse del 1915, porta sul retro una “Preghiera del soldato”.
Possiamo soltanto immaginare quanto cara fosse a Flavio durante quei terribili giorni. Sicuramente era abitudine dei soldati portare preghiere di questo tipo nel portafoglio in segno di devozione e magari recitarle nei momenti di sconforto, anche se ora quelle invocazioni al sacrificio ci suonano distanti e dolorose.
Il secondo Santino si riferisce proprio al periodo pasquale. In particolare alla Pasqua del 1917.
Sul retro c’è un riferimento alla Parocchia di S. Rocco, quella di appartenenza della famiglia di Flavio.
Un particolare ci fa aggiungere un altro piccolo tassello alla storia svelata dai diari. Il nome del parroco di San Rocco che compare sul Santino è Don Filippo Franceschini. Ecco forse venire a galla l’identità del Monsignor Franceschini con cui Flavio stabilisce una copiosa corrispondenza per tutto il conflitto e da cui riceve non solo conforto ma anche aiuti concreti. Ad esempio, il 30 settembre 1915 scrive “Alle ore 9 ricevo un pacco di Mons. Franceschini che contiene un casco di lana e libretti e immagini sacre”. Il fatto che poco dopo Flavio si salvi per pochissimo dalla spoletta di un proiettile “amico” che gli cade vicinissimo gli fa subito pensare “che Dio è venuto in mio aiuto”.
Nel diario del 30 ottobre 1915 Flavio scrive “Alle ore 11 ricevo un pacco da Mons. Franceschini contenente una bellissima pettorina di pelliccia, un casco e tre paia di pedali grevissimi. Oltre a questo ricevo un pacco di ignoto mittente contenente un maglione di lana, un casco e un paio di polsini di lana. Di questi oggetti ne riservo una parte per me ed il resto lo distribuisco ai compagni bisognosi.”
Una bellissima immagine di solidarietà cameratesca.
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