La mattina incomincia con alcune cannonate nemiche al nostro indirizzo, ma fortunatamente senza ancora danni. Il freddo oggi è più del solito fastidioso. I cannoni continuano la storia vecchia. Alle ore 2 vado di corvè a prelevare pane vino e acqua e sul tragitto ho a constatare che le granate scoppiate il primo giorno che giungemmo in questa quota 1622, che contenevano gas asfissiante, ancora nel punto di scoppio è emanato il disgustoso odore. Il tragitto fino alle cucine situate alle basi del Maronia è cosparso di buche di tutte grandezze scavate dalle granate ivi scoppiate e dalle schegge di queste. Alle ore 4 ricevo una doppia cartolina di mia sorella Alfonsina, con poesie patriottiche, ed una lettera del cugino … che si trova in Roma alla 9° Compagnia di Sanità. Alle ore 4 ½ circola nuovamente la voce che viene raccolta con soddisfazione di un’eventuale partenza nostra per la Libia, dopo è però un po’ di giorni di riposo. Subito scrivo una lunga lettera a Mamma, informandola di ciò.
