Il blog di un bersagliere

Il Sergente Maggiore Pedotti e i proiettili inesplosi

Ci sono nomi ricorrenti nei diari di Flavio a cui non possiamo dare un volto e poi ci sono commilitoni i cui nomi non compaiono mai ma di cui sono arrivate fino a noi delle fotografie. Questo è il caso del Sergente Maggiore Italo Pedotti. Qui pubblichiamo tre fotografie che lo ritraggono, tutte scattate in un breve lasso di tempo, tra il 10 e il 25 ottobre 1916, nella famigerata Conca di Plezzo.

Ecco qui la prima.

Sul retro troviamo scritto: “Da sinistra a destra il Sergente Maggiore Pedotti e il Sergente Buzzeti che avvisano un areoplano nemico. Kukla 10-10-16.”

Effettivamente, nei diari di quei giorni, Flavio scrive spesso di sorvoli di ricognitori austriaci che passavano sopra le linee italiane per spiarne la disposizione. Stranamente anche il nome del Sergente Buzzetti, qui ritratto con il cannocchiale, non compare mai nei diari di Flavio.

La seconda fotografia è stata scattata solo pochi giorni dopo.

Sul retro c’è scritto: “Il sergente maggiore Pedotti seduto vicino a un proiettile nemico da 305 inesploso. Ottobre 14 1916”.

Anche se la data non coincide, sembrerebbe lo stesso proiettile inesploso di cui abbiamo una fotografia datata 1 novembre 1916.

Molto probabilmente  il proiettile era stato sparato da uno Škoda 30,5 un potente mortaio d’assedio prodotto dalla Škoda Werke di Pilsen e utilizzato dall’Esercito austro-ungarico durante la prima guerra mondiale. Gli italiani lo chiamavano 305/8, indicando con 8 la lunghezza della canna espressa in calibri.  Ne abbiamo fotografato uno degli ultimi esemplari esposto dal Museo Storico Italiano della Guerra in piazza Podestà a Rovereto.

Mortaio austro-ungarico Skoda da 30,5 cm

Qui trovate una descrizione “dal vivo” degli spaventosi effetti di un proiettile da 305.

Questa è la terza fotografia.

Sul retro Flavio scrive: “Il Sergente Maggiore Italo Pedotti che sul Monte Kukla (Conca di Plezzo) abbraccia un barilotto austriaco non esploso. 25-10-1916”

I soldati italiani chiamavano “barilotti” gli ordigni meglio conosciuti con il nome di bombarde, per la loro forma a barile, appunto. Come ci riferisce Walter Amici “dove non si poteva sparare o cannoneggiare si usavano queste bombarde con una miccia di lunghezza varia e si facevano, ad esempio, rotolare lungo un pendio di montagna se il nemico stava sotto o potevano anche essere gettate da aerei o dirigibili. Non provocavano schegge ma lo spostamento d’aria poteva essere letale e comunque trasformare frammenti di roccia o altro materiale in proiettili micidiali. Era anche per questo che nella valle dell’Isonzo sotto il Mrzli le trincee avevano sempre una copertura di ondulati dove non sarà stato un grande spasso starci sotto durante le giornate estive”.

Qui e qui due racconti dell’arrivo questi ordigni in mezzo ai soldati italiani in zone del fronte non molto lontano dalla Conca di Plezzo.

Guardando le due fotografie in cui il Sergente Maggiore Italo Pedotti si è fatto ritrarre con dei proiettili inesplosi, con un sorriso e un atteggiamento tra il divertito e lo spavaldo (in una sembra voler dare conto con le gambe della grandezza impressionante del proiettile da 305) ci piace immaginarlo come una persona con una certa dose di umorismo, capace di stemperare anche con queste pose la tensione di vivere al fronte. E sicuramente sarà stato un buon compagno d’armi di nostro nonno se Flavio ne ha conservato ben tre fotografie.

Questa pagina è il nostro modo per ricordarlo.

 

 

 

Questa voce è stata scritta da fabpetra66 e pubblicata il 30 aprile 2018 su 08:00. È archiviata in Campagna Italo Austriaca con tag , , , , , , , , , . Aggiungi il permalink ai segnalibri. Segui tutti i commenti qui con il feed RSS di questo articolo.

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