Alle ore 7 andiamo con la mia compagnia al Comando del Reggimento e a spalla trasportiamo tutti gli oggetti che qui sono, al posto dove dovrà stabilirsi detto Comando e cioè ai Campi Luzzi di mezzo (Campoluzzo di Mezzo ndt) con noi. Al ritorno trovo una lettera di Monsig. Franceschini, una di Agostino Mattei, una cartolina di Papini, che è di ritorno da Roma al fronte, e una della mia sorella Fidea da Zagarolo, poi rispondo con una lettera a Monsig. Franceschini e scrivo mie notizie a Mamma. Più tardi giunge per il concentramento del reggimento anche il 17° battaglione così ci troviamo tutti qui radunati. Che gioia di tutti i bersaglieri per il riposo e per la licenza promessa. Tutti ci scambiamo cari saluti e ci chiediamo entrambi notizie e ci scambiamo le impressioni sull’azione svolta, ognuno cerca l’amico x, il compagno x, che dolore quando si ha notizia che il cercato è ferito o prigioniero o morto!
Conta del reggimento siamo nella riunione molti in meno, circa 900 bersaglieri mancano alla bella riunione e tutti noi superstiti ci convinciamo sempre più che Dio ci ha aiutato. Più si domanda e più si hanno notizie circa l’eroismo dei bravi bersaglieri, ma ci rassegnamo ad ogni cosa e fidiamo che Dio continui ad aiutarci e si avveri al più presto questo riposo in una città d’Italia e la desiderata licenza. La piovosa giornata passa tranquilla, ma la notte non è così poiché dalle ore 9 all’alba sentiamo che al vicino fronte si svolge un violento combattimento e noi ci prepariamo per correre di rinforzo se questo occorresse, ma poi tutto cessa e noi rimaniamo al nostro posto.