E si, è passato un anno. Certo, tecnicamente abbiamo cominciato (o per meglio dire, Silvio ha cominciato) a costruire il sito un paio di giorni prima del 24 maggio 2015. Si, solo un paio di giorni. Perché l’idea è venuta così, d’improvviso, nell’imminenza di quell’importante anniversario, il centenario dell’entrata in guerra, la Grande Guerra, dell’Italia. Finalmente avevamo trovato il modo di far uscire quei taccuini dai cassetti. E, forse, è stata una fortuna che non ci fosse venuta prima. Ché senza la scansione giornaliera dei diari a cento anni esatti di distanza, beh, l’effetto non sarebbe stato lo stesso.
Un anno con il bersagliere Flavio, quindi. Un anno con nostro nonno. Ma un nonno che non avevamo mai conosciuto. Una persona completamente diversa rispetto a quella che ci ricordavamo. Mio nonno viveva con noi, ne abbiamo un ricordo abbastanza vivido, ma comunque lo abbiamo conosciuto solo negli ultimi 10 anni della sua vita (per capirsi dai 75 agli 85 anni). Penso vi sia facile capire come siamo rimasti sorpresi leggendo e trascrivendo le parole di Flavio.
Quello che ci parla da questi diari è un ragazzo, un giovane uomo poco più che ventenne. E ci si è aperto davanti un mondo, il suo mondo. Già dalle sue prime parole scritte nel maggio del 1915. Cosa ci ha colpito di più? Beh, tante cose. Ci ha colpito subito la voglia di descrivere il mondo che lo circondava. Il nominare spesso gli amici commilitoni. La sua quasi maniacale annotazione della corrispondenza (chissà se è una costante anche di altri diari di guerra, ancora non siamo riusciti ad indagare questo aspetto). I piccoli atti di generosità fatti e ricevuti. Certamente la lunga lista di nomi di ragazze, o meglio, signorine e signore, che incontra e con cui allaccia infinite amicizie epistolari. Gli amici che ogni tanto incrocia al fronte e quelli a cui scrive quasi ogni giorno. La curiosità per le attività umane che gli si parano davanti, dall’allevamento in alpeggio alle fabbriche di cappelli di paglia di Marostica. E poi i sentimenti che traspaiono da queste righe come la disperazione che lo pervade ogniqualvolta, conquistato un posto nelle retrovie, gli annunciano che deve tornare al fronte. O la preoccupazione per i fatti di famiglia che si svolgono nella lontana Roma (un soldato in trincea che si preoccupa dei familiari che stanno al sicuro a centinaia di chilometri dalla pallottole!).
Per noi ogni giorno, anche quelli a prima vista insignificanti del tipo “oggi tempo bello, nulla di notevole” è una emozione. Certo l’impegno è tanto. Anche queste parole, buttate giù un po’ in fretta, perché pensiamo che l’anniversario sia di quelli che contano, richiedono tempo e impegno. La vita, con tutte le sue complicazioni incombe. Ma continueremo a scansionare, trascrivere e pubblicare i diari di Flavio. Non abbiamo altro modo per ricordare lui e, con lui, tutti i soldati che hanno combattuto la Grande Guerra.
E quindi, Flavio continuerà a lanciare i suoi post sul suo blog. E se voi continuerete a seguirlo, ne saremo onorati. Non avremmo mai pensato che poteste essere così tanti.
Grazie a tutti.
Fabrizio e Francesca
Grazie……………
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